IL CACCIATORE DI NAZISTI. L’AVVENTUROSA VITA DI SIMON WIESENTHAL
drammaturgia di Giorgio Gallione
con Remo Girone
Regia e drammaturgia Giorgio Gallione
Scene e costumi Giulio Fiorato
Disegno luci Aldo Mantovani
Aiuto regia Matteo Magazzù
Produzione Oliver & Friends srls
IN BREVE
Il cacciatore di nazisti racconta la storia di Simon Wiesenthal ironicamente apostrofato come “il James Bond ebreo”, un sopravvissuto all’Olocausto che, dopo essere stato imprigionato in cinque diversi campi di sterminio, ha impegnato la sua vita successiva a dare la caccia e a consegnare al giudizio del mondo i più crudeli criminali di guerra della storia umana.
“Il mio obiettivo non è produrre lacrime, per quello ci sono le soap opera”.
La vicenda, ambientata nel 2003, idealmente nell’ultimo giorno di lavoro di Wiesenthal prima della pensione, nell’ufficio/museo del Centro di documentazione ebraica a Vienna da lui stesso fondato, racconta per ellissi e episodi emblematici i 58 anni di inseguimento ai criminali di guerra nazisti responsabili della morte di più di 11 milioni di persone, di cui 6 milioni di ebrei.
Un avvincente thriller di spionaggio e, nel contempo, un documento storico rivissuto con trasporto, umana partecipazione, sdegno, talvolta vaccinato dal tipico caustico umorismo ebraico, e mira a radiografare uno dei periodi più bui del nostro recente passato, un tempo in cui “la coscienza in quanto tale era morta”.
Il testo, affilato, rapido e potente, si interroga così non solo sulla feroce banalità del male quanto sulla sua genesi, e mira alla conoscenza e all’analisi dell’orrore. Un modo per reagire a quella che Simon Wiesenthal ricorda come la più cinica delle armi psicologiche che i soldati delle SS utilizzavano contro i prigionieri dei Lager:
“Nessuno di voi rimarrà per portare testimonianza, ma se anche qualcuno scampasse, il mondo non gli crederà. Forse ci saranno sospetti, discussioni, ricerche di storici, ma non ci saranno certezze, perché noi distruggeremo le prove e distruggeremo voi. E quand’anche qualche prova dovesse rimanere, e qualcuno di voi sopravvivere, la gente dirà che i fatti che voi raccontate sono troppo mostruosi per essere creduti: dirà che sono esagerazioni della propaganda alleata, e crederà a noi che negheremo tutto, e non a voi. La storia dei Lager, saremo noi a dettarla”.